Arhuaco, il popolo della Pace della Sierra Nevada

Gli Arhuaco
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La Sierra Nevada di Santa Marta, un massiccio isolato dalla catena delle Ande, nel nord della Colombia, si erge dal Mar dei Caraibi, fino all’altezza di 5800 metri, dove si trovano le nevi perenni, a soli 48 km dal mare. Sul suo territorio, si possono incontrare mille specie endemiche, grazie alla varietà di clima che esso presenta.
L’UNESCO l’ha riconosciuta come Patrimonio Universale per l’Umanità e la Biosfera.

Sul versante meridionale abita un popolo amerindio, di origine precolombiana, gli Arhuaco, Ika o Ijka; parlano la lingua Ica autoctona e sono circa 27000.La loro capitale Nabusimake, è situata in una valle di rara bellezza, a circa 2000 metri di altezza. È assente l’energia elettrica e vi sono pochissime strade, la maggioranza sono mulattiere, il mulo è il mezzo di trasporto più usato.

Considerano la Sierra un corpo vivente per la loro nazione indigena, un territorio di pace e per la pace, che permette loro di mantenere l’armonia e l’equilibrio sia con la natura esterna, sia con quella interna.
Il loro territorio tradizionale arrivava molto più in basso rispetto ai limiti attuali della Riserva e della zona attualmente popolata, fino alla cosiddetta “linea negra”, che include molti dei Luoghi Sacri, nei quali tutt’ ora vanno a fare le offerte e i rituali di armonizzazione alla Madre terra.

Sono una popolazione profondamente spirituale e conoscitrice della propria filosofia, che ha una connotazione onnicomprensiva e globale .Credono nella esistenza di un Creatore e Grande Padre, Kaku Serankua, da cui ebbero origine i primi dei e i primi esseri materiali, altri padri come il suolo e i ghiacciai e altre madri, come la terra e la luna.

Gli Arhuacos considerano la Sierra, il Massiccio Montagnoso, come l’ombelico del mondo,il cuore del mondo, dal quale nacque la vita nelle diverse pietre.

I Mamos autorità spirituali, incarnano la prosecuzione della Legge della tradizione, tramandata oralmente e hanno il compito di mantenere in armonia il legame fra gli esseri umani e la Madre terra. Sono sempre al servizio della comunità e vivono grazie alla solidarietà delle persone. Sono i maestri, di vita e di cultura, nelle scuole in cui istruiscono i giovani Mamo.

Considerano la Sierra de Santa Marta come la “Terra dei Saggi”, di coloro che sanno, la terra dell’innocenza, la terra dell’umiltà, la terra della pace.

Dalla natura la pace spirituale e l’armonia

Alla base del loro vivere è un senso di pace e di spiritualità, che hanno appreso attraverso il contatto con la natura, e il rispetto della diversità della flora, fauna e dei minerali. I loro laghi, i fiumi, le colline e le montagne sono incarnazioni dei loro Dei e dei loro creatori. Per questo il senso di fraternità trascende ciò che è meramente umano e si fonde nella natura, in un tutto apparentemente semplice.

La natura viene vissuta e interpretata come parte del loro corpo. Qualsiasi danno che le venga provocato, influenza la loro cultura, e il mondo intero. Hanno infatti precisa consapevolezza delle conseguenze che il mancato rispetto della terra e delle leggi di natura possono avere causato, in termini di malattie fisiche, mentali e spirituali. Sanno che solo quando il pianeta Terra sarà in armonia con la natura, smettendo di andare contro le sue leggi, si avrà la grande cura, la purificazione interiore, la catarsi.

Il diritto si basa su una legge dell’origine

Gli Arhuaco hanno un’organizzazione sociale, politica e spirituale basata su una “legge dell’origine” che consiste nel lasciare che il leader spirituale (Mámo) consigli, in base al suo sapere, cosa si deve fare in ogni occasione della vita. Tutto ciò è parte della tradizione orale e della condivisione, attraverso cui non solo vengono passate le conoscenze ma vengono anche vissute le esperienze di vita, creando quindi una osmosi generazionale. Vi è una forma di diritto in cui non c’è un codice civile, ma dove vi sono autentici saggi-governanti, gli unici in grado di guidare e accompagnare il loro popolo indigeno, grazie alla loro prudenza e attraverso il sapere, la cultura del rispetto e la abitudine, tramandatasi da secoli, a comporre i conflitti in maniera pacifica.

Essi vivono, non senza difficoltà, una visione totale, pacifica e rispettosa di ogni essere vivente, sempre a favore di una cultura di pace, rimasta viva anche nei momenti difficili che hanno attraversato nei secoli passati e nei tempi recenti.

Alla base di ciò, sta l’idea che l’unica politica possibile per la pace e la non-violenza sia quella del recupero immediato e continuo, da parte di tutta l’umanità, dei valori naturali e umani perduti.

I diritti riconosciuti nella costituzione colombiana

Lo Stato colombiano ha riconosciuto nel tempo i loro diritti conservando la loro “politica” della non-violenza, basata sul buon uso della ragione e del cuore.
La Costituzione colombiana del 1991 riconosce diversi diritti alle loro comunità, alcuni di grande importanza:

  1. Il diritto delle autorità indigene ad esercitare la propria giurisdizione nei propri territori secondo le proprie norme e procedimenti (art. 246 della Costituzione), basato sul diritto consuetudinario di queste comunità.
  2. Il diritto a trasformare i propri territori in entità territoriali della Repubblica (art. 286 della Costituzione), che si occuperanno non solo di autonomia politico-amministrativa, ma anche di autonomia culturale, per l’applicazione dell’articolo 7 della Costituzione, che riconosce e garantisce la diversità etnica e culturale della nazione colombiana.

Nonostante tali riconoscimenti, oggi come oggi non vi è alcun piano di attuazione che realizzi tali impegni. Questo a causa anche dei gravi conflitti armati in corso nel paese che minacciano sia le culture pacifiche e le loro conoscenze ancestrali aborigene, sia la bio-diversità della Sierra.

La cultura della pace messa a rischio dalla violenza armata

La mobilità delle comunità indigene è stata messa a rischio a causa sia della pressione delle forze di auto-difesa nelle zone di pianura e nei versanti della Sierra, che della presenza della guerriglia nelle zone medio-alte. Gli indigeni hanno dovuto abbandonare le loro terre e spostarci verso zone più alte, spezzando così il loro sistema produttivo. Di fatto sono stati loro sottratti i territori più fertili e più facili da coltivare. E’ stato inoltre proibito loro l’accesso ad alcuni luoghi sacri che sono vitali per l’esercizio della loro cultura di simbiosi con la Madre Terra.

“Il messaggio che dalla Sierra Nevada di Santa Marta vorremmo trasmettervi è che la pace non è solo una teoria, ma un fatto tangibile.
Tutti i discendenti hanno utilizzato a questo fine il sapere trasmesso dai nostri antenati, curando il territorio e l’ambiente in maniera armonica. Facendo si che la pace sia una realtà, che da millenni, attraverso le popolazioni ancestrali, vive in questo paese. Per salvaguardarla dobbiamo unirci in uno sforzo comune che richiede, soprattutto, un cambio nelle coscienze, impegnandoci TUTTI nel cammino da compiere. È così, e solo così, che la pace continuerà a brillare e mai si potrà estinguere”.

Attualmente esistono due associazioni, Tierra viva, francese e Bici Itza, basca, che aiutano a reperire i fondi per il riacquisto delle terre sotratte agli Arhuaco. Questo ha già permesso a circa 500 Arhuaco di essere autonomi dal punto di vista alimentare e vitale.

Il Mamo Calixto, ambasciatore dei Mamos nel mondo si occupa, da anni,
di far conoscere in Europa e in altri continenti la cultura arhuaca e di raccogliere fondi per mantenere la sopravvivenza dei Mamos e la cultura Arhuaca, messa a dura prova dalla attrazione che la cultura occidentale esercita sui giovani arhuaco.

Fonte: www.ecocoscienza.com


La visione dell’Universo secondo la tradizione Arhuaco 

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